La Zona di sicurezza (Comfort Zone) nella psicologia comportamentale è una condizione mentale di sicurezza, dove tutto è rassicurante e dove ci muoviamo a nostro agio, senza grandi sorprese. La metafora più comune è quella della poltrona in cui siamo comodamente seduti senza muoverci. Teniamo presente che la maggior parte degli esseri umani tende ad evitare le situazioni scomode che li mettono in discussione e a fuggire da tutto ciò che è eccessivamente nuovo. In queste situazioni infatti diminuisce la possibilità di tenere sotto controllo e dominare gli eventi: il rischio conseguente è di commettere errori, a volte di essere feriti o peggio umiliati.
La zona di conforto la considererei come un un punto di partenza dal quale muoversi, al fine di aumentare le proprie capacità e conseguentemente le proprie performance. Bisogna infatti uscire dalla propria zona di sicurezza per cercare nuove esperienze, mettersi in gioco con nuove persone, ambienti, abitudini.
Che sia un contesto lavorativo, familiare o più in generale nei rapporti umani.
La metafora della confort zone vale per i singoli ma anche per i gruppi e le organizzazioni in genere. Per alcune categorie, quali professionisti, manager, imprenditori “non adagiarsi nella zona di sicurezza” costituisce un obbligo per la sopravvivenza nella propria professione, soggetta a sfide e a cambiamenti continui e sempre più rapidi
Il comportamento da evitare è quindi di considerare la zona di sicurezza quale punto di arrivo, traguardo, l’equilibrio di lungo periodo. In questi casi essa diventa una specie di cuccia mentale o peggio ancora una trappola vera e propria, che ci impedisce di avere una visione corretta del mondo che ci circonda. Teniamo anche presente che la cuccia mentale da un lato conferisce sicurezza, ma crea spesso noia e senso di insoddisfazione e frustrazione.
Il problema di fondo è quanto osare nell’uscire dalla propria zona di sicurezza, cioè fino a che punto è consigliabile spingerci nel percorrere nuove esperienze, conoscere nuovi mondi, saggiare le nostre capacità in nuovi contesti. Non esiste una risposta unica e valida per tutti noi, ma è possibile esporre qualche suggerimento per orientarsi correttamente.
- Bisogna necessariamente partire dalla nostra personalità, infatti non siamo tutti uguali nel valutare e considerare nella nostra vita i seguenti fattori: il fattore rischio, la voglia di mettersi in gioco, la capacità di reazione alle sconfitte, la determinazione e la costanza nel perseguire gli obiettivi. E’ necessario effettuare per prima cosa un sereno e maturo esame di coscienza, senza crearsi false illusioni, ma anche senza essere troppo autocritici.
- Evitare quindi atteggiamenti quali: “sono fatto così” e “non c’è nulle da fare”. Abbiamo il dovere di migliorare e di osare, ma la capacità di reazione e la velocità di cambiamento, sono anche in funzione di come siamo, quindi varia da uno all’altro. Teniamo comunque presente che ciascuno di noi ha la capacità, e aggiungo anche il dovere, di cambiare e di osare.
- Bisogna inoltre considerare sia le nostre esperienze passate (che ci hanno rafforzato) e in una certa misura ci condizionano, sia la condizione e il contesto nel quale siamo oggi situati.
La situazione familiare ha la sua importanza. Chi è single valuta le decisioni da prendere in modo diverso da chi ha moglie figli, la situazione economica e sociale in cui siamo inseriti gioca la sua parte, in una economia brillante e in crescita sono spinto ad osare di più che non in una economia depressa e stagnante
- Bisogna anche essere capaci non solo di accettare le sconfitte, che capitano prima o poi a tutti noi, ma di utilizzarle in un continuo processo di apprendimento. Se dice che si impara anche dagli errori: nulla di più vero, bisogna però avere l’atteggiamento giusto nel considerarli e valutarli
Uscire dalla zona di confort è anche una scelta che si compie ogni giorno, nelle piccole abitudini che compongono la quotidianità e che potrebbero essere semplicemente modificate.
Ad esempio fare una strada diversa per andare al lavoro, sederti di fianco a una persona sul tram invece che isolarti nella tranquillità dell’ultima fila o chiedere di lavorare in un gruppo con i compagni di sempre invece che provare a confrontarti con il collega che fa sentire a disagio, e così via.
“Bisogna tenere la testa alta per avere una più corretta visuale di quanto ci circonda ed un piede sempre fuori dal proprio orto”.😊
Proviamoci!!💪